Souvenir
Posted on 26/06/2022 in amarcord
In un qualche momento dal 1995 al 2000, diciamo quindi il 1996.
Abitavo al piano terra in un palazzo signorile in un quartiere bene (lo so, vi domanderete "Che ci facevi lì?") zona viale Mazzini. L'appartamento con micro-cucina la cui vilissyma finestra figurerà in un altro amarcord, ma non tanto presto.
Nonostante la signorilità, la zona aveva le sue idiosincrasie. Sul viale, per dire, lavorava come cartolaio (la cartoleria si chiamava "Radar") uno dei cinque o sei alieni di stanza a Firenze. Nel mio palazzo, invece, al terzo piano, c'era una famiglia, uh, difficile.
Il problema principale era il padre, vedovo e di pessimo carattere, fascistone della prima ora; in quell'ambiente, la figlia era diventata tossicodipendente e francamente non so darle torto.
Ogni tanto qualche scena divertente. Suonano a mezzanotte, apro. Un tizio sconosciuto, briao di strizzo, mi guarda con l'occhi che gli fanno pupi pupi. "C'è XXX?" biascica. "No," rispondo e indico le scale "terzo piano". "Ah, grazie." Chiudo la porta, mi volto per tornare di là, sento un tonfo. Riapro la porta, guardo per terra, sospiro, richiudo la porta, "Oggiù, pronto, 118? Maschio, bianco, età stimata trent'anni, privo di coscienza, apparentemente sotto l'effetto di più sostanze di quante ne abbiate mai sentito nominare, fate voi".
Comunque, un brutto giorno ritorno a casa e trovo la strada bloccata da di tutto e di più: due camion dei pompieri, una ambulanza, carabinieri, Polizia, DIGOS, un'auto civetta e non so cos'altro. Boh, parcheggio e con calma mi avvicino al portone.
Mi ferma un carabiniere: "Lei, cosa fa?" "Apro il portone: questa è casa mia."
Lo so: non si riesce mai a capire se i miei rapporti con l'autorità siano improntati alla massima onestà, all'ingenuità più incredibile, o alla stupidità più completa. Non l'ho mai ben capito neanche io; accetto volentieri pareri competenti.
Una volta chiarito l'equivoco e scongiurato l'arresto con deportazione in Siberia, vengo dirottato verso un capannello di condomini intanto che arrivano due camionette dell'Esercito, perché alla festa mancavano solo loro e i Cavalieri dello Zodiaco.
Dopo il tempo necessario, tutta la truppa si dilegua, lasciandoci a lambiccare sul cosa fosse successo e perché.
Il giorno dopo seppi la storia.
La ragazza del terzo piano aveva avuto uno dei frequenti e disastrosi litigi col padre per motivi di soldi, stavolta così atroce che era intervenuta la Polizia.
Il poliziotto arrivato a fare da paciere s'era prodigato in un ripetuto e paterno "Bòni... state bbòni...", fino al momento in cui gli era caduto l'occhio su un soprammobile. "Signori! Cos'è quello? Lo dovreste sapere che non si può detenere 'ricordi' di quel tipo! E... siamo sicuri che sia inerte?" "Ha!," fa la figlia sprezzante "Quello? Quello è nulla! Sapeste cosa non ha questo stronzo der mi' babbo giù in cantina!" Al che il poliziotto insospettito, e incurante - anzi, incoraggiato dalle vive proteste del padre, aveva chiamato la centrale spiegando il caso, e aveva imposto di farsi accompagnare in cantina.
Riemergendone subito dopo per bersi un cordiale e cambiarsi le mutande, in attesa che arrivassero gli artificieri dell'Esercito e fosse evacuata la zona.
E già, perché l'anziano signor padre, che si diceva avesse fatto il raccattapalle nella X MAS, tornando a casa nel '44 aveva avuto, come il Don Camillo di Guareschi, la bella pensata di portarsi dietro qualche "ricordino", sai, nel caso fossero arrivati i comunisti. E di tutti i posti, li aveva messi nella cantina che per l'appunto era proprio sotto il mio salotto.
Insomma io per un buon tre o quattr'anni avevo guardato la TV avendo, tre metri sotto al roseo e indifeso sederino, un imprecisato quantitativo (mi pare sei chili, ma forse ricordo male - spero di ricordare male) di tritolo, un numero mai chiarito di detonatori, almeno tre fucili mitragliatori (probabilmente non più operativi, ma 'nzomma, vero) e relative scatole di proiettili, e via dicendo.
Roba forse anche danneggiata dall'alluvione del '66, ma forse no, forse non abbastanza, o magari resa instabile, vattelapesca.
Non mi toglie nessuno dalla testa che gli improvvisi problemi di collegamento col nuovo modem (testato da Abel) derivassero dal fatto che, certi com'erano che "non potevamo non sapere", i solerti tutori della legge avessero messo sotto controllo i telefoni di tutto il palazzo. Una volta, poche settimane dopo, sollevando la cornetta, sentii in sottofondo gente che parlava, e ci urlai che quella era una linea ex duplex e almeno ci mettessero un cristo di condensatore se proprio volevano stare a sentire. Forse un caso, ma il problema cessò.