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L'umorismo, le cose che fanno ridere, se ci fate caso si riduce sempre a due categorie principali. Fa ridere l'inaspettato, il collegamento a sorpresa; e fa ridere la disgrazia altrui. Rendersi ridicolo, infatti, non è considerato una bella cosa.

Ogni tanto, mi piace raccontare qualche storia che la distanza nel tempo e nello spazio ha reso umoristica, ma nella stragrande maggioranza dei casi in quelle storie c'è gente che, lì sul momento, non si è divertita né tanto, né poco (di solito, la gente in questione sono io).

Non ci crederete, ma io lo dico lo stesso: salvo dove e per quanto diversamente specificato, le storie sono quasi del tutto autentiche. Quel quasi - a parte i dettagli che magari ricordo male, tipicamente le date¹ - sono piccole esagerazioni a scopo comico, o per la maggior parte dirette a rendere luoghi, fatti e personaggi meno riconoscibili. Capitemi: parecchie storie si sono svolte al lavoro, o coinvolgono gente che tuttora potrebbe sperare che certi fatti siano persi e dimenticati.

In alcuni casi questo, pur desiderabile, non sarà possibile². In questi casi, troverete i nomi veri... o, più probabilmente, non troverete la storia (sorry, not sorry).

In altri casi... be', "ho fatto cose brutte, in vita mia; cose di cui non vado fiero" (cit.). Anche cose che la legge, ahimé, non considera di buon occhio. La maggior parte di quelle storie, io sono la gente che spera che siano perse e dimenticate; e anche in quei casi in cui ne vado fiero, trovo non sia tanto il caso di svegliare il can che dorme.

E infine alcune storie coinvolgono gente che, forse a torto, considero vendicativa e di memoria lunga. Anche queste storie, tutto sommato, non mi va troppo di riportarle; voi capite.

Sto ancora dibattendo la possibilità di includere storie di seconda mano (che non ho vissuto personalmente) o di mano e mezza (di cui ho visto solo una piccola parte), perché dovete sapere che, quanto a ficcarsi nei casini più improbabili, ho scoperto di essere figlio (e nipote) d'arte.