La natura delle cose
Posted on 01/01/2022 in scènza
Facciamo un esperimento di pensiero.
Immaginiamoci di avere una popolazione perfettamente omogenea, tranne che per un singolo particolare insignificante ai nostri occhi, ma ben riconoscibile, tipo la forma dei lobi delle orecchie o la corporatura, per cui non si può farsi passare per qualcosa di diverso da quel che si è.
Per motivi storici irrilevanti, questa popolazione si divide nelle due nazioni di 'E'epe, o Epe, e Momoko (uh, no, non è la storia che pensate voi).
A un bel momento però i Momoko invadono gli Epe e li conquistano, o comunque si crea una situazione di supremazia a livello di gruppo (continua a non essere la storia che pensate voi).
Essendo le risorse scarse, da quel momento in poi se ci sono due dollari da far ballare, due dollari vanno ai Momoko, e gli Epe devono contentarsi degli avanzi. I lavori migliori vanno ai Momoko, le scuole migliori sono per i Momoko. Gli Epe, se va bene, devono fare i camerieri, i lavapiatti e i merdajoli. I Momoko progettano enormi statue di pietra, gli Epe devono farsi un mazzo tanto a scolpirle, trascinarle sulla spiaggia e tirarle su.
Se due Epe si sposano e fanno un bambino, quel bambino andrà a scuole di risulta, avendo per insegnanti dei raccattati riportati dalla piena, e sarà sottoposto a grosse pressioni per andare a lavorare il prima possibile. Perché tra le altre cose, notoriamente "il denaro crea denaro", e quindi gli Epe si ritrovano nella cosiddetta "trappola della povertà".
All'unica differenza genetica riconoscibile, la forma delle orecchie, si sommano quindi ben presto altre differenze riconoscibili a botta: vestiti più dimessi, eloquio più semplice, se uno li ha bastonati a sufficienza anche un atteggiamento più dimesso e quasi furtivo; corporatura più magra, e spesso e volentieri malaticcia. Visto che la dieta ha una enorme importanza nello sviluppo (vedi gli studi in Giappone sui cambiamenti dietari dal 1900 al 1980 [ per es. https://www.scirp.org/journal/paperinformation.aspx... e altrove ]), gli Epe saranno di regola un po' più bassi, esteticamente e fisicamente svantaggiati in vario modo. Siccome da sempre somigliare al conquistatore è ritenuta bellezza, gli Epe sono mediamente bruttini.
Inoltre, vivendo al limite della sopravvivenza, là dove un Momoko avendone l'occasione FORSE non cederebbe alla tentazione di rubare, un Epe questo lusso non ce lo ha proprio: deve sopravvivere in ogni modo che può, e questo significa abituarsi fin da piccolissimo non solo a vedere, ma anche a creare pure quelle occasioni che un Momoko non s'immaginerebbe mai. In aggiunta alle altre sfighe, gli Epe si fanno una fama - nei fatti, spesso più che meritata - di furbi, ladri e malfattori.
Cioè, statisticamente, fra essere onesto e fare la fame io e i miei figlioli, che non lo so cosa sceglierei?
Dopo tre o quattro generazioni, se prendiamo a caso un Momoko, pasciuto, scolarizzato, con genitori educati, più tempo libero, più risorse, più accesso a ginnastica, libri, cultura e via dicendo; e un Epe che è tutto il contrario; le probabilità che i due soddisfino i luoghi comuni che vogliono i Momoko razza padrona, e gli Epe sottouomini, secondo me sono elevatissime.
Non "certe", naturalmente; il più intelligente degli Epe sarà sempre più intelligente del più stupido dei Momoko. Continuerebbe a non avere senso dire che "in ogni posto di responsabilità ci deve andare uno di pura razza Momoko piuttosto che un Epe". Ma, statisticamente, il 99% dei posti di responsabilità sarà occupato da un Momoko, sulla base di risultati corretti ed oggettivi, basati su fatti reali e misurabili... basati su quattro generazioni di oppressione. Il lavoratore Epe ha un curriculum inferiore perché ha fatto scuole inferiori perché aveva una situazione socioeconomica inferiore perché i suoi genitori avevano un curriculum inferiore, e loro ce lo avevano perché... però intanto lui questo curriculum inferiore ce l'ha davvero, poche storie.
Tranne pochi, pochissimi Epe fortunati, certo. Ma io dico a livello statistico.
Siamo arrivati al punto in cui, come diceva un amico mio, "Non ti serve barare se hai fatto tu le regole". I Momoko non devono più barare, non devono neanche essere più CONSAPEVOLI che si debba barare. Per loro le regole del gioco sono un fatto di natura. Un Momoko può dire onestamente di aver sempre fatto tutto ammodino e non aver mai oppresso chicchessia, e può addirittura dire, dicendo la verità, che introdurre una "quota Epe" nella sua azienda sarebbe ingiusto e non meritocratico: avrebbe ragione, è veramente raro che per un certo posto il miglior candidato sia un Epe.
Le regole dicono che all'inizio del gioco ai Momoko vanno Viale dei Giardini, le quattro Stazioni e Parco della Vittoria. Guarda te che cosa stranissima e stupefacente: gli Epe non sono bravi a giocare a Monopoli, perdono fisso.
Che ne dite? Andrebbe così, o non andrebbe così?
E' veramente vero, andando a misurare il QI, che gli Epe hanno mediamente un QI più basso. Ma siccome il test del QI misura anche cose come cultura e scolarizzazione, esso misura non soltanto l'intelligenza potenziale, ma anche la Momokità del soggetto. Le ricerche della dott.ssa Grazia ar-Katso indicano che i Momoko hanno una Momokità maggiore e quindi hanno punteggi più alti al test.
Per rimettere a posto le cose, non serve e non basta né introdurre quote arbitrarie pro-Epe (che obbligherebbero a prendere e pagare un candidato inferiore, livelli superiori, cosa che qualsiasi azienda farà i salti mortali per NON fare; e metterebbe in circolazione manufatti, opere d'arte e letteratura vistosamente inferiori, alimentando in realtà, paradossalmente, una retorica anti-Epe). E' necessario - o almeno così sembra a me - riconoscere il problema nella sua interezza, e non potendo fare una "contro-rivoluzione" che metta gli Epe stabilmente in posizione di potere, né sottrarre ai Momoko la loro ricchezza collettivamente acquisita nei secoli, l'unica strada percorribile mi pare lenta, molto lenta. Consiste nel non perpetuare discriminazioni attive (cerchiamo almeno di non peggiorare le cose, no?), nel preferire gli Epe solo e soltanto ceteris paribus, ma ceteris paribus preferire loro, vigilare quindi perché non si imbrogli sul ceteris paribus, e investire un lavoro enorme, terrificante, nell'educazione. Per disfare generazioni di anti-educazione e di meccanismi psicologici anti-educazione, ormai ingranati profondamente. I risultati arriveranno anch'essi nel giro di generazioni: il momento in cui ci si rende conto della situazione non è la fine. Non è neanche l'inizio della fine. E', come diceva coso, forse la fine dell'inizio... ma sarebbe un inizio.
Questo è lo scenario 1, che io chiamo "Bianco/Nero".
Possiamo poi variare leggermente lo scenario e immaginarci che stavolta i Momoko abbiano una serie di caratteristiche visibili che creano davvero una differenza reale, non puramente estetica. Per esempio, che so, gli Epe hanno una milza più larga, un cuore più forte e una muscolatura striata più efficiente. E dei mitocondri ingazzurriti. Quindi, hanno una maggior resistenza aerobica.
Nella loro posizione di potere - che stavolta, per par condicio, affidiamo agli Epe - questi mettono su un sistema sociale, culturale ed economico basato sulla... corsa. Il loro impero è tenuto insieme da messaggeri a piedi e staffette, il cavallo è sconosciuto (neanche questa è la storia che potreste credere). Il loro stesso linguaggio riflette questa cosa, con locuzioni come "corre a gambazoppa" per indicare uno stupido, "quello ha quattro gambe" per esprimere ammirazione, e "tua madre indossa le Crocs" che è un insulto da lavare col sangue.
Succede di nuovo quasi tutto quello sopra; la segregazione adesso è trasversale, perché una coppia può avere un figlio Epe o un figlio Momoko (questi nomi indicano semplicemente un insieme di tratti genetici, nulla più. E la differenza Epe/Momoko è un tratto epigenetico che non si può selezionare, quindi stavolta niente segregazione etnica).
Ovviamente, il figlio Momoko è un po' di serie B: a lui spetta di lucidare i tacchetti delle scarpe del fratello, fare il tifo dagli spalti durante le competizioni annuali per eleggere i dirigenti. Qualche Momoko, allenatissimo e sputando un polmone, corre lo stesso abbastanza da farsi un nome, ma sono pochi. Assumendo un Momoko, si sa già che prima o poi rischia di perdere il fiato e lasciare l'azienda a metà gara. Poche aziende possono permettersi questo tipo di inciampo ai blocchi di partenza (si diceva, del linguaggio?).
Ora, la differenza nella struttura biologica non è tantissima, quindi uno potrebbe chiedersi: o perché un Momoko non potrebbe correre quanto l'Epe medio? Be', perché per correre non bastano i muscoli: come diceva un famoso condottiero Epe, Usain Bolt, serve il cervello e l'allenamento. Se ti ripetono che sei un Momoko e quindi devi camminare con i flip-flop, se non ti fanno allenare perché sei un Momoko, se ogni volta che hai fretta e allunghi il passo la gente ti guarda con gli occhi di fuori e stronfia "O quella?!? Un Momoko che corre?!?", quando arrivi all'età di scendere in pista non hai fiducia in te stesso, non hai fatto il fiato, non sai come gestire le tue energie, e taaac... non corri.
Eh? Andrebbe così, o non andrebbe così?
Dopo qualche generazione, questa situazione è vista come naturale e inevitabile. Il fatto che un Momoko non riesca a fare carriera (però gli Epe dicono "fare correrìa") è una cosa fra l'inesplicabile e la legge di natura, è diventata una profezia che si autoavvera. Nessuno si domanda perché per diventare dirigente si debba eccellere nei quattrocento metri piani, o perché la produzione si debba misurare in secondi per giro di pista, o perché un Momoko non possa provarsi le Nike. E' così, e basta; è come chiedersi perché la pista sia tonda.
Anche qui, pretendere che l'Epe e il Momoko medio siano, in questo momento, "in atto", uguali, è una sciocchezza. Rispetto allo scenario 1, qui anche affermare che possano essere, "in potenza", uguali, non è del tutto vero: ci sono delle differenze reali, oggettive. E' vero però che non sarebbero significative, o potrebbero essere rese non significative. Per esempio usando come criterio di selezione l'intelligenza, l'abilità nei giochi di carte o altro, anziché la velocità nella corsa.
Questo è lo scenario 2. Non sto a dire come lo chiamo. La soluzione è identica a quella dello scenario 1, essenzialmente culturale, e perciò altrettanto lunga e dolorosa: la cultura societaria ha una inerzia pazzesca. Purtroppo, scorciatoie non ne vedo e la rivoluzione non è praticabile.
Oh, e poi (eh, prima o poi ci dovevo arrivare), a questo punto due tizi - per sfiga, due Epe - si domandano: "Ma c'è un motivo, professor Barbero, per cui i Momoko non riescono a fare correrìa?", e quello replica "Be', io sono uno storico, però mi domando se non sia possibile che tra Epe e Momoko esistano differenze strutturali".
Ed è la domanda giusta. Cioè no. E' UNA domanda giusta. Si può dire che sia "sbagliata" in quanto è incompleta: è solo l'inizio dell'inizio.
E la risposta, come si è visto, è che è possibile, anzi, è più che possibile: è proprio vero. Ma il nocciolo del problema non è se sia vero o no, non ce ne facciamo niente di sapere se è vero. Il nocciolo è piuttosto, "questo stato di cose, ce le ha delle cause? Se sì, possiamo farci qualcosa? Se sì, cosa intendiamo farci?".
Negare che lo stato di cose sia questo, e peggio ancora bastonare chiunque lo osservi, paradossalmente perpetua proprio quel preciso stato di cose.
Perché, se ammetto che il Momoko corre meno, posso mettere in discussione proprio le basi, la necessità stessa di correre; e posso anche interrogarmi sul perché un Momoko corra meno, e se non possa magari correre pure lui; e se trovo la causa, posso pensare di intervenire per contenerla.
Ma, finché insisto che Momoko ed Epe sono "attualmente uguali nella corsa", e chi dice il contrario peste lo colga, sto dicendo che è sufficiente dare a entrambi le stesse scarpette e farli correre sulla stessa pista.
Solo che, se lo faccio, indovina? Il Momoko arriverà sempre ultimo! E siccome ho detto che sono uguali, e le scarpette sono uguali, e la pista è la stessa... allora arrivare ultimo non può che essere stata colpa sua, no? Che stia zitto, dunque, e non rompa l'anima.
Vai, siamo arrivati. Allora: blocca, segnala e segna per la stanza 101, mi raccomando. E poi via, venti giri di corsa.