Antenna
Posted on 05/09/2022 in amarcord
La famosa ristrutturazione durante la quale l'ultimo erede di Imhotep mi sistemò il tubo di scarico nel bagno (q.v.) comprese vari altri episodi, le conseguenze di alcuni dei quali si palesarono mesi o anni dopo; nel caso del lato comico, ci ho impiegato quel paio di decenni.
Forse il capitolo più infelice è quello dei lavori elettrici. Io e l'elettricista, va detto, ci si trovò male fin quasi dall'inizio. "Ma perché per il telefono vòle le forassiti del 18? Spende di più e 'un ci fa nulla" "Le paga lei? Le metta del 18, orsù" "Mica ci vorrà passare altri cavi lei eh?" "Io? Ho dunque la faccia di uno che passa cavi di straforo?"
(E, quando andai a passare illegalmente i cavi di straforo, scoprii che il tristanzuolo aveva immurato delle forassiti da 12).
Per di più i lavori elettrici dipendevano da quelli edili, che andavano a rilento perché i muri erano fatti del materiale d'elezione per gli edifici semi-istituzionali (quadri Ferrovie) nel 1937, anno di costruzione del condominio: massetto di fiume, sabbia, gesso e tanta autarchia. Farci tracce o metterci tasselli sono imprese da non affrontare da soli; io raccomando, come minimo, la compagnia di uno stregone, un nano, un elfo e del futuro re di Gondor.
A un certo punto, fra ritardi e contrasti l'elettricista fece come i' Baglioni, e prese a mandare il proprio apprendista, "così intanto impara il mestiere" (a spese mie, NdR). L'apprendista combinò dei casini letteralmente pirotecnici.
Uno di questi fu l'invertire i cavi dentro il deviatore del punto luce in camera da letto. Lo scoprii io quando provai ad accendere la luce, e l'interruttore mi esplose in mano con una fiammata facendo saltare la corrente in tutto l'appartamento e lasciandomi tipo Wile E. Coyote a fissare il buco dell'interruttore esploso.
Tuttora ho in corridoio una lampadina che... be', chi l'ha vista sa, chi non l'ha vista non ci crederebbe, sicché lasciamo stare.
Tre o quattro mesi dopo, scoprii un altro casino, quando vennero da me i tizi di Telecom per mettermi il doppino. Questi erano sul pianerottolo con la ruzzola di cavo in mano, e mi fanno, "Sì, ma noi dindove si fa entrare il cavo?" -- perché in casa avevo una rete cablata perfetta - in forassiti del 12 - ma questa rete perfetta non aveva sbocchi sull'esterno.
"Vabbe', faccia fare la traccia e prenda un altro appuntamento." "NUUUUUUU!!!" ululo io, che già per quell'appuntamento lì avevo aspettato tre mesi. "Restate lì!" strillai, riapparendo pochi secondi dopo con un trrrrrapano a massa battente, e una punta a muro del 14 lunga quasi mezzo metro. "Basterà" - BRRRRAAAAAAPPPP GRRRRRAAAAAWWWWW - "basteranno" - TRATATATATA UUUUUUWWWWWHHHHTRATATATA "pochi minuti" BRAAAAAAAAA CRASH "ecco la traccia. Un po' rozza, ma il cavo ci passa, ora chiamerò il muratore per sistemarla e il Genio Civile per ricertificare la stabilità dell'edificio. I signori favoriscano, vengano, vengano, attenti a quel calcinaccio. Lì, la scatolina me la montate lì."
Ma l'ultimo regalo dell'apprendista lo scoprii addirittura due anni più tardi. Non guardo molto la televisione (non ricordo se ce l'ho ancora, anche se credo di sì), ma per tot ragioni decisi che volevo avere la BBC, che all'epoca in Italia trasmetteva solo su satellite. Chiamo perciò uno dei massimi esperti del settore, l'ottimo Stefano Puggioni, che viene a ispezionare la lochéscion, decidiamo dove piazzare la parabola, monta ogni cosa a puntino nonostante io che cerco di dargli una mano, e poi ritorna a passare il cavo.
Nelle forassiti da 12.
Dopo aver probabilmente fatto piangere sangue al Bambino Gesù, la forassite da 12 in salotto estrude finalmente il cavo coassiale, e ci troviamo a montare la spina accanto a quella della TV.
Ora... guardando poco la TV... non m'ero posto troppo il problema che si vedesse davvero male. Si prendeva RAI1, RAI2 quasi sempre, poco RAI3, e basta. Ma non era molto diverso dalla TV di quando avevo cinque anni; sicché dài, va bene anche così.
Stefano smonta la placchetta, tira fuori la spina, stacca il copriplacca per il satellite, e a quel punto lo vedo che guarda il pezzo tolto con espressione aggrondata.
"Che c'è?" "No, è che - " fa lui perplesso, poi rigira il pezzo due o tre volte come se non lo riconoscesse. Prova a montarlo a rovescio, e ovviamente non ci riesce. "Questo pezzo - non capisco - AHAAAA!" "Oh, che succede?" "Ecco perché non capivo! E' montato a rovescio! E'... è... Leo, ma scusa, come fai a vedere la TV qui?"
Accendiamo la TV, gira un po' di canali, poi mi guarda con una certa compassione. Tira fuori dal borsone uno strumento che a tutta prima scambio per un tricorder, lo attacca al cavo.
"Mmm" mormora con aria schifata, poi taglia il cavo senza tante cerimonie, lo rifila, lo infila nel verso giusto dentro la presa, ripete la misura. Perfino io che non capisco niente realizzo che sul display compaiono numeri parecchio più alti di prima.
"Proviamo ora" fa, e riaccende la TV. RAI1. RAI2. RAI3 perfetta. Italia Uno. Rete Quattro. Canale Cinque. Tutto, c'è.
"Vedi" mi fa, "questo attrezzo ha tre attacchi, ma l'ingresso va in quello marcato INPUT. Se lo metti in OUTPUT blinda la sbiriguda come fosse la supercazzola dell'onda riflessa di elettromagnetismo non vedi un cazzo: capito?"
"Chiarissimo," mentii.
Dissi più volte all'elettricista se ritornava da me, così che io potessi saldargli il conto, fiducioso che non capisse cosa intendevo; ma probabilmente lo capì, perché nonostante avanzasse bei soldi, non si fece più trovare.